Un Treno per la Galizia - Rossetti

Kevin Rossetti

V ITE,  I.I.S.S. Gandhi, Merano 

 

TRENO PER LA GALIZIA

 

Oltre quattrocento ragazzi provenienti da diverse scuole italiane e tedesche della Provincia Autonoma di Bolzano e di Trento e dall’Austria hanno partecipato al progetto chiamato Treno per la Galizia e il giorno 16 ottobre si sono recati in treno presso la città di Cracovia, dove gli organizzatori avrebbero spiegato e fatto capire loro gli avvenimenti accaduti nella prima Guerra Mondiale, in modo da poter apprezzare maggiormente il periodo di pace in cui viviamo.

Arrivati a destinazione siamo stati divisi in gruppi ed abbiamo visitato la città con una guida esperta e preparata, la quale spiegava in lingua italiana la storia e le caratteristiche degli edifici che visitavamo riuscendo ad intrattenere  i ragazzi durante le lunghe camminate.

Abbiamo, inoltre, visitato luoghi dove hanno vissuto i soldati all’epoca della Grande Guerra come forti e trincee e, con un po’ di fantasia, si potevano anche capire, approssimativamente, le emozioni che potevano aver provato i soldati nel vivere in un contesto del genere.

È stato indubbiamente affascinante visitare una città piena di storia come Cracovia, tuttavia non sono mancate le critiche da parte sia degli studenti di entrambe le lingue, sia da parte degli insegnanti di questi, turbati, inizialmente, dal fatto che sono stati esclusi da qualsiasi decisione riguardante l’organizzazione.

Innanzitutto l’espressione di un’idea politica riguardante una nuova macroregione (Euregio) da parte dei rappresentanti dell’Associazione Deina ha creato confusione, in quanto la conoscenza di questa realtà era per alcuni insussistente. La comprensione delle finalità di questo viaggio è rimasta, comunque, limitata anche per me e ho potuto ascoltare l’ipotesi di qualche accompagnatore, secondo il quale un progetto del genere potrebbe creare una regione che include e accetta le diversità linguistiche e i bilingui. Tuttavia sono state avanzate anche teorie opposte, secondo le quali potrebbe nascere una regione che escluda le diversità.

Un altro fattore rilevante è stata la mancanza di informazioni fornite riguardo alla prima guerra mondiale nel suo complesso.

È stato certamente toccante ascoltare le pagine di alcuni diari di soldati lontani dalla propria casa e preoccupati per la loro famiglia e per i loro amici, tuttavia questi diari si limitavano ai soldati di una sola parte e le cause, gli effetti e gli scopi di questa guerra non sono stati minimamente accennati.

Il secondo giorno abbiamo partecipato, presso la piazza di Cracovia, ad una manifestazione dell’Euregio, condotta da Matthias Fink, nella quale si è parlato del valore dell’unità e della pace tra i Paesi, in modo che non ricapiti una tragedia come quella di cento anni fa. Tuttavia la presenza di individui in divisa militare è apparsa ambigua a concordare con la pace. Potrebbe anche sembrare una bella azione da parte di chi vive con le armi, ma appunto per questo sembra un’azione poco sincera.

Il penultimo giorno siamo stati condotti presso un paese lontano quattro ore da Cracovia per ammirare un forte proprio al confine Est del paese. Dopo la visita alla struttura siamo stati condotti presso un cimitero militare, dove si stava svolgendo una commemorazione dei soldati caduti in battaglia che, tuttavia, riguardava solo e unicamente i Kaiserjaeger. È chiaro che si stavano commemorando i soldati morti solo in quel luogo, ma non è stato assolutamente apprezzato il fatto che sono stati ricordati solo una parte, fra tutti gli uomini, che hanno dato la vita nella Grande Guerra e mancava, inoltre, la bandiera polacca. Quest’ultimo fatto potrebbe anche essere visto come un’offesa, poiché durante il progetto si è capito che il concetto al quale si dava più importanza riguardava “l’unità”, un’ unità che, tuttavia, è mancata a partire dall’inizio, data la separazione dei gruppi italiani da quelli tedeschi.

Io stesso non riesco a capire il messaggio implicito degli elementi mancanti della commemorazione.

L’ultimo giorni tutti gli studenti si sono ritrovati presso un auditorium di un’università vicina alla grande piazza commerciale e lì, dopo altre due relazioni frontali, di cui una già sentita a Bressanone, si è tenuto un dibattito che ha coinvolto studenti e insegnanti, riguardo i pro e i contro del progetto. Tuttavia è stato difficile approfondire il discorso a causa del poco tempo a disposizione e a causa del fatto che erano presenti troppe persone per un confronto. Un’alternativa migliore sarebbe potuta essere la divisione in più piccoli gruppi di dibattito.

Va anche notato che i tempi stretti e le giornate sempre molto occupate non hanno favorito l’attenzione e la partecipazione degli studenti, a causa delle poche ore di sonno dovute ai rientri tardi, alle sveglie troppo presto e al disagio nell’addormentarsi lentamente in un letto che non è il proprio.

L’ostello stesso non era sufficientemente organizzato per la mole di studenti che vi soggiornavano. Spesso tutti i bagni erano occupati e le docce erano piuttosto scomode. Ci sono state lamentele riguardanti la poca sicurezza della struttura, data la preoccupazione del gruppo femminile del primo piano, per la presenza di senzatetto nel corridoio.

In sintesi, l’aspetto organizzativo è sembrato trascurato, tuttavia non esiste studente al quale non sia piaciuto questo viaggio nel complesso. Di conseguenza si confida nel fatto che si possano solo migliorare progressivamente le condizioni che hanno creato disagio, in modo da creare un progetto che possa appassionare al meglio i ragazzi e le ragazze che vi prenderanno parte in futuro.