Diario di Bordo

Ginevra Tedeschi

Dalila Casarotti

Giada Sartori  V Liceo Linguistico, I.I.S.S. Gandhi, Merano

 

DIARIO DI BORDO

 

Giovedì, 16 ottobre 2014

Inizia oggi la nostra avventura. Tra qualche ora giungeremo a Cracovia, con le nostre valigie stracolme di vestiti caldi e i cuori pieni di aspettative e voglia di scoprire. Il viaggio davanti a noi è lungo; ogni tanto ci affacciamo al finestrino per ammirare la bellezza dei luoghi che attraversiamo, con il vento che ci scompiglia i capelli. Ognuno passa il tempo come vuole: chi già dorme nella sua scomoda cuccetta, chi fa il trenino per i corridoi e chi gioca a briscola. In ogni caso la compagnia è piacevole. Cosa ci aspettiamo da quest’esperienza? Per prima cosa, di poter approfondire le dinamiche della Prima Guerra mondiale, sia a livello storico-politico, che a livello umano. Ci aspettiamo, visitando i luoghi che hanno fatto da teatro alla grande guerra, di avere la possibilità di avvicinarci ad una realtà che sembra ormai così lontana dalla nostra. Infine, ci auspichiamo di poter trovare diversi momenti di dialogo e di confronto con ragazzi di altre culture e con le altre generazioni, senza perdere di vista l’obiettivo di fondo che ci unisce: comprendere e ricordare, per fare in modo che questi terribili eventi che hanno spezzato la vita di milioni di persone, non si ripetano.

 

Venerdì, 17 ottobre 2014

È quasi mezzanotte, e finalmente trovo un momento per scrivere qualcosa. Siamo nell’ostello “Orange”, al terzo piano. I miei compagni giocano a carte mentre sorseggiano una sorta di tè. La stanchezza si fa sentire, ma la tetra atmosfera che aleggia nell’ostello ci tiene ancora svegli e vigili. È stata una lunga giornata, senza un attimo di riposo. La mattina siamo stati bruscamente svegliati alle 6:30 dal “cameriere”, intenzionato ad offrirci a tutti i costi il suo caffè americano. Verso le ore 8:00 siamo arrivati a Cracovia, e ci siamo trascinati con i nostri bagagli fuori dal treno. L’impatto è stato forte. Intorno a noi insegne, nomi, dialoghi incomprensibili, che parevano soltanto un’accozzaglia di consonanti. In un attimo abbiamo capito come può sentirsi uno straniero quando giunge in un altro paese, dove nessuno parla la sua lingua. Arrivati all’ostello, nel quale dovremo alloggiare i prossimi giorni, abbiamo posizionato sapientemente le valigie in un piccolo ripostiglio, con doti invidiabili persino ai migliori giocatori di Tetris. Da quel momento abbiamo potuto dedicarci alla visita della città, che sarebbe durata quasi tutto il giorno. Per riempire le ore rimaste della mattinata, abbiamo deciso, sotto consiglio dei nostri insegnanti, di recarci al castello reale di Wawel, dove si trova esposto il famoso dipinto olio su tavola di Leonardo da Vinci, La Dama con l’Ermellino. Subito dopo abbiamo pranzato in un ristorante della città, dove abbiamo potuto gustare dei piatti tipici polacchi. Per la maggior parte di noi, la pietanza ricevuta non corrispondeva propriamente alle aspettative e con il saldo del conto abbiamo avuto qualche difficoltà. Nonostante ciò, siamo rimasti soddisfatti e abbiamo potuto proseguire la giornata senza rischiare svenimenti. La visita guidata al centro della città è stata indubbiamente interessante: la guida era abbastanza coinvolgente e la storia di Cracovia è ricca di particolarità. Capitale della Polonia fino alla fine del XVI secolo, è considerata oggi capitale culturale del paese, in quanto ricca di monumenti e testimonianze storiche, musei, palazzi e chiese (motivo per il quale viene anche chiamata la “seconda Roma”). Nella piazza del mercato, sorge una chiesa dedicata alla Vergine Maria, della quale la più alta delle due torri, ospitava un tempo la guardia della città: ancora oggi, per commemorare un guardiano ucciso nel XIII secolo da una freccia nemica, da una finestra si innalza una melodia, che un uomo suona ogni ora con la tromba. L’atmosfera di Cracovia è ricca, antica, grigia. Al termine del pomeriggio abbiamo potuto recarci all’ostello, farci appena una doccia e sistemare le nostre cose, per poi uscire nuovamente in fretta e furia. Dopo una cena frugale, ci siamo diretti all’Auditorium Maximum dell’Università di Cracovia, dove ci aspettava la proiezione del film di Ernst Gossner, Der Stille Berg. Si tratta di un racconto storico, ambientato durante la Grande Guerra, guerra che ha diviso il Tirolo, e che ha gettato le premesse per la seconda Guerra Mondiale. Ma è anche un dramma toccante che racconta di un mondo sull’orlo del precipizio. È una storia d’amore, ambientata ai tempi in cui l’Italia ha dichiarato guerra all’Austria-Ungheria: anche in mezzo alle granate che piovono senza sosta e alla follia degli ufficiali fanatici, i due ragazzi protagonisti coltivano la speranza di un futuro di pace. La giornata si è conclusa con queste emozioni. Ora possiamo finalmente riposare.

 

Sabato, 18 ottobre 2014

Dopo un sonno tormentato, ci siamo diretti nella gelida nebbia di Cracovia verso il forte Kosciuszko e lì, chi voleva, poteva visitare una mostra sulla prima Guerra Mondiale e i personaggi polacchi più rilevanti.Successivamente ci siamo avviati verso la Piazza del Mercato dove si è svolta la commemorazione dedicata al centenario della prima Guerra Mondiale. Erano presenti i Presidenti della Provincia di Bolzano, di Trento e della regione austriaca del Tirolo, i quali sono intervenuti al fianco di alcuni ragazzi appartenenti a diversi gruppi linguistici. La commemorazione è stata incentrata sull’importanza dell’Europa, sulla negatività della guerra e sull’importanza della cooperazione tra i diversi territori dell’Euregio. Al di là delle nostre diverse idee sull’Europa, ci troviamo quasi tutti d’accordo sul fatto che si sia trattato di un bel momento commemorativo. Dopo questa intensa manifestazione in piazza, incorniciata dalla pioggerellina di Cracovia e dai nostri volti protetti da teli di cellophane che ci sono stati gentilmente dati, siamo stati invitati a porre dei fiori gialli per formare su un supporto blu la bandiera dell’Europa. Abbiamo pranzato al delizioso ristorante Morskie Oko, assaggiando le specialità polacche e ci siamo scambiati le nostre opinioni sulla commemorazione a cui avevamo appena assistito. Successivamente ci siamo recati presso il castello di Wawel, dove la nostra guida ci ha illustrato i vari luoghi d’interesse. Infine ci siamo recati con il bus a Podgorze, un quartiere di Cracovia, nel quale tra l’altro era presente il ghetto durante l’occupazione tedesca della Polonia durante la seconda Guerra Mondiale. La visita ci ha però lasciati con l’amaro in bocca: non ne abbiamo colto l’importanza e ci è sembrata sterile di contenuti riguardanti la prima Guerra Mondiale. Passiamo la nostra serata libera nel quartiere ebraico di Cracovia, dove ancora una volta non ci lasciamo sfuggire l’occasione di gustarci  la cucina polacca.

 

Domenica, 19 ottobre 2014

Svegliati alle 5 del mattino di domenica, ci siamo diretti somigliando lievemente a degli zombie a far colazione. Alle sei e trenta siamo saliti sul bus e una volta toccati i sedili, ci siamo addormentati fino alla prima fermata. Molti di noi hanno gioito alla prima sosta del bus: il McDonald’s di Rzeszów ci ha ospitato per una mezz’oretta,  abbiamo potuto prenderci un bel caffè caldo, prima di proseguire il nostro lungo viaggio alla scoperta della Galizia, verso il confine con l’Ucraina. Dopo una traversata che sembrava infinita, siamo finalmente giunti ai forti di Przemysl, dove era stata allestita una mostra che illustrava la vita quotidiana dei soldati attraverso i loro oggetti personali e le stanze in cui vivevano. Una volta terminata la visita, siamo corsi a prendere il bus per recarci al confine con l’Ucraina, dove a pochi metri dal confine con questa nazione ci è stato mostrato un altro forte. La visita che ha scosso di più i nostri animi, è stata, però quella al cimitero militare austroungarico di Brylince: dopo un pranzo al sacco in fretta e furia, pensavamo che ci aspettasse una tranquilla visita alle tombe dei caduti in guerra. Le nostre aspettative sono crollate, nel momento in cui ci siamo ritrovati all’interno di una vera e propria commemorazione: erano presenti diverse autorità, le quali si erano riunite per ricordare i caduti dell’Impero austroungarico, dimenticando completamente le vittime degli altri fronti e la tragicità della guerra nel suo complesso. Confusi e delusi, ci dirigiamo verso il nostro autobus, dove ci aspettano ancora innumerevoli chilometri da percorrere. La stanchezza incessante non ci impedisce comunque di discutere tra di noi su quello che è accaduto nel pomeriggio: molti di noi sono arrabbiati, si sentono strumentalizzati, nessuno ci aveva informato che avremmo fatto parte di una commemorazione vera e propria. Siamo giunti comunque a Cracovia stanchi, ma armati di uno spirito di festa: ad aspettarci infatti c’era la serata sociale organizzata per i partecipanti all’iniziativa. Abbiamo passato così una serata indimenticabile, mettendo da parte per un paio d’ore le nostre disavventure.

 

Lunedì, 20 ottobre 2014

Anche l’ultimo giorno di questa esperienza è giunto. Dopo un’abbondante colazione nella sala comune dell’ostello, abbiamo terminato in fretta di preparare le valigie e abbiamo lasciato frettolosamente la nostra sistemazione per questi cinque giorni a Cracovia. Ad aspettarci quella mattina c’era un momento di ritrovo nell’auditorium dell’università di Cracovia, dove avremmo potuto esprimere le nostre riflessioni riguardo ciò che avevamo vissuto. Rimaniamo però per l’ennesima volta delusi: il tempo a disposizione è davvero poco e ad ogni tentativo di critica gli organizzatori cercano di glissare. Le discussioni della mattinata hanno lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutti. Non è stato il soggiorno studio indimenticabile che tutti ci aspettavamo, ma è forse proprio per questoche vale la pena di essere raccontato. A questo punto della giornata il nostro percorso a Cracovia può considerarsi terminato. Per placare la fame e distendere un po’ i nervi andiamo a pranzo nel ristorante Morskie Oko, nel quale eravamo già stati precedentemente. L’atmosfera serena e le prelibatezze polacche ci danno un po’ di pace. Il pomeriggio non prevede alcun programma, quindi possiamo trascorrerlo in libertà, chi girando per negozi, chi comperando souvenir al Mercato dei Tessuti, chi sorseggiando qualcosa in un bar nella animata piazza centrale. Le ore volano e arriva già il momento di tornare all’ostello, prendere le nostre cose ed avviarci alla stazione. Il percorso è lo stesso dell’andata: un bus ci accompagna alla stazione, dove prendiamo il treno diretto verso il Brennero. Davanti a noi il viaggio appare allo stesso modo interminabile, ma il sapere esattamente dove siamo diretti questa volta ci dà un po’ di forza in più. L’arrivo è previsto alle 8:00 della mattina al Brennero, da dove prenderemo poi un altro treno. Questa volta l’ultimo.

 

Martedì, 21 Ottobre 2014

Ore 9. Sembra quasi impossibile crederci, ma siamo tornati in Italia. Siamo al Brennero. Ci pare strano vedere cartelli che riportano scritte bilingui dopo questo soggiorno all’estero. Ormai eravamo affezionati al polacco con quell’ammasso di consonanti che caratterizza la lingua orale e scritta. Tutti noi desideriamo i nostri letti caldi e le nostre docce più di qualsiasi altra cosa, ma prima di arrivare veramente a casa ci attende ancora un piccolo viaggio. Dopo un buon caffè italiano che non sa d’acqua, saliamo su un treno sicuramente più confortevole e illuminato rispetto a quello precedente e, poco dopo, dei giornalisti, saliti a bordo del treno, iniziano a raccogliere pareri sull’iniziativa. Le risposte fornite da una nostra insegnante e da un nostro compagno sono lo spunto per iniziare a discutere sul viaggio che ci ha visti protagonisti. Individuare i punti negativi di quest’esperienza è ben più facile che trovare gli aspetti positivi: ci siamo trovati all’interno di uno scenario prettamente politico, che ha messo in ombra l’obiettivo principale della nostra visita, ossia quello di ricordare tutti i caduti della prima Guerra Mondiale, non solamente quelli del fronte austro-ungarico, come è emerso nel corso della commemorazione, tenutasi presso il cimitero militare che abbiamo visitato. Prima di questo viaggio consideravamo questa un’occasione per approfondire le nostre conoscenze sulla prima Guerra Mondiale, dai luoghi agli eventi, ma ciò non è avvenuto. Inoltre è mancata l’interazione tra i diversi gruppi linguistici e le diverse generazioni. Per esempio, i vari gruppi comprendevano persone che parlavano lo stesso idioma e che avevano in media la stessa età. Non c’è stata l’aria di integrazione che speravamo di respirare.