"L'Europeo": "Dubbio, Paura, Identità Incerta alla base della Quotidianità"

Oggi più che mai si avverte il bisogno d’Europa e di un reale senso di appartenenza a quello che attualmente viene visto dagli occhi umani come un mondo esacerbato dai dissidi, causati dalle difficoltà di trovare accordi comuni tra i cosiddetti “stati membri”. L’Unione Europea; come riportato da Manlio Graziano nell’articolo intitolato 1957. L’inizio dell’Europa e pubblicato sull’inserto La lettura de Il Corriere della Sera il 12 marzo 2017, È quello che succederà dopo la guerra, quando Parigi convincerà una Germania ormai impotente a mettere in comune le ricchezze lotaringe contese per più di un millennio: così nacque, nel 1950, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Nasce così, tra Francia e Germania un rapporto di ambiguità, da una parte cercano di accumulare e mettere in comune le risorse di uno e dell’altro Stato, dall’altra parte, però, domina un senso di rivalità e di odio reciproco, proprio come viene riportato nell’articolo sopraccitato. Eppure già nel 1969, 12 anni appena dopo i Trattati di Roma, a Henry Kissinger che gli domandava come avrebbe reagito la Francia, se un giorno la Germania avesse dominato l’Europa, de Gaulle rispose lapidario: << Per la guerra >> (con la guerra). Quale piega avrebbe preso l’Europa, se ciò si fosse avverato? Si parlerebbe ora di Unione Europea? Come sarebbero cambiate le cose se la Germania avesse preso il sopravvento? Queste sono tutte domande a cui, pur riflettendoci, sarebbe difficile dare una risposta concreta. Il nostro continente ha iniziato la sua storia intorno alla metà degli anni Cinquanta, dopo la fine della seconda agghiacciante guerra mondiale, quando gli uomini e le donne, ormai inaspriti dalla violenza e dalla crudeltà subita in quegli anni, sentivano la necessità di unirsi insieme e creare un unico Stato, retto da pace, sicurezza e unità. Se pur con qualche perplessità, per alcuni europeisti l’idea di unità, era qualcosa si completamente nuovo e inaspettato, che permise all’uomo di migliorare le proprie condizioni di vita. Essere europeisti, allora, non significava essere finalmente parte integrante di un unico Stato, non significava dimenticare le divergenze e i conflitti con quello che ieri era il più acerrimo nemico e che ora, invece, si rivelava il più stretto collaboratore, bensì rendersi conto e imparare dalla storia, tramandando anche alle generazioni future l’idea di non inciampare e ricadere negli stessi errori. Quello a cui siamo arrivati è il frutto di un lungo cammino compiuto dagli uomini in sessant’anni di storia, dall’ormai lontano 1957 all’odierno 2017. Possiamo rappresentare l’Europa con l’immagine di un grafico altalenante, con picchi e ricadute, che ha portato l’Europa ad essere ciò che oggi è. Lo scenario che ritroviamo di fronte ai nostri occhi non è quello che forse molti europeisti si immaginano di vivere. Come riportato nell’articolo intitolato Chi salverà l’Europa se non l’Europa?,pubblicato nel febbraio 2017 sul settimanale Origami de La StampaAttaccata Trump, mutilata dalla Brexit…l’Europa sta vivendo la più grande crisi della sua storia alla vigilia del sessantesimo anniversario dei trattati di Roma. Forse, abbiamo fatto nuovamente un centinaio di passi indietro. Basti pensare ai poco adeguati interventi di Donald Trump, ai devastanti attacchi terroristici e all’incredibile scenario che tutto questo ci propone, alla cosiddetta Brexit che ha destato sconquasso in tutto il mondo. Situazioni, contesti, circostanze, che mettono nettamente in dubbio il concetto di Europa e le persone che stanno al potere.

Vivere costantemente con l’idea di un futuro incerto, con il timore di passeggiare per strada e non essere sicuri di poter ripercorrere quella stessa strada il giorno seguente è il messaggio che purtroppo la nostra Europa ci sta dando. Continuiamo, quindi, insieme, a dare un piccolo e minimo contributo, anche solo parlandone, per salvare l’Europa da questo manto oscuro che la sta, sempre più, nascondendo.

Zangari Giada